I “videogiochi che vengono dal basso” eccoli qui, quelli più importanti per l’inverno videoludico hanno un po’ questo sentore di inverno che si portano appresso, sono due i “giochinoni” e mi sono piaciuti (li ho giocati con ritardo risibile l’uno e un po’ meno irrisibile l’altro) e non so dire quale mi più dell’altro, eh, bah.
Partiamo da Broken Age perché è roba facile. È un gioco che va tutto dritto, ispiratissimo ma quasi smaccatamente facile. Va via in quattro orette ad impegnarsi a volerlo guardare per ben bene. È una beltà infinita per i sensi, nell’impianto grafico e sonoro ci è andata tutta ‘sta gran parte di soldazzi che Schafer ha finito per dilapdiare. Ma veramente questa cosina qui che abbiamo per le mani vale 3.5 milioni di dollari sparati dai kickstarteriani? Tutti a Jack Black e Elijah Wood? Ma siamo sicuri che siano stati spesi bene? I know che c’è ancora l’atto 2 in stand-by che speriamo ci dia qualcosina in più dove morderci i denti ma secondo me se questo è diviso in due la metà che resta è pari. C’è da restare perplessi con ‘ste cose dei soldi, però il giuoco è come lo zucchero filato o una montagna fatta di gelato (cit). La storia di Shay e Vella con il bel finale dell’atto 1 che molti hanno trovato inorganico ma che inorganico non è, anzi, tanto che ci fa dubitare che questi già non ci avessero pensato prima, ah marrano di un Schafer, comunque sia di loro due svetta nettamente Vella, più carinotta decisa e meno bambocciona e con una bellissima voce, e questa è una cosa buona perché tifo i personaggi femminili che spaccano. Le metafore, in entrambi i casi sono semplici e dirette come gli enigmi da prima elementare ma quello che vincono sono gli ambienti (che sono pure pochissime schermate, ma ‘sti soldi dove li hanno messi, mah, non ci dormo la notte). C’è poco da parlarne in verità, come il gioco medesimo, è più che altro da vedere e sentire. Non so se è una roba che restera questo Broken Age, vedremo però mi ha fatto più volte sghignazzare come ai bei tempi.
The Banner Saga, mi è durato già di più, tipo 12 ore (e agli accensioneapedale è costato se non sbaglio 400 mila dollars? o poco più?). E mi è molto piaciuto, vorrei già la seconda parte, ma tipo dopodomani, anzi adesso, cazzo datemela maledetti. È un prodotto derivativo in più di un senso, per il gameplay è un oregontrail+dragonage+warhammer+firemblem, per la trama è un walkingdead+gameofthrones+bravedipixar+Disney+theWitcher. Insomma è un calderone con dentro molta roba buona. Forse non sarà vomitevolmente originale ma la storia è bella e coinvolge, si vede che è roba da ex-Bioware. Conferma la mia sparata sulla tendenza dello strazio (che The Wolf Among Us, ep 2 ha ritratto ma non m’è dispiaciuto troppissimo) per via delle scelte e le sfighe spietate e anche il finale pazzesco, totalmente inaspettato al dilà di quanto mai osato fin d’oggi. Poi vedremo come andrà avanti con gli altri episodi che si spera arriveranno presto. È un epica guerra e pace, anzi guerra e guerra, con una bellissima grafica disegnata e molti spunti di riflessione e molte emozioni, forti, biliose, brutte e dolenti. Quasi mai gioia, al massimo sollievino. Questa della derivatività della semi-(o non)- innovatività è una delle pecche di questi figli di Kickstarter, che fanno promesse chiare, quasi mai innovative se non mischmasch come TBS almeno nostalgiche come BA. Qui chiudo e buon gioco.