Giocare a Resident Evil 6 è una prova di coraggio, è un gioco che causa dolore, sofferenza, patimento, angoscia. È un vero survival perché richiede la sopravvivenza del giocatore più che dell’avatar. È fatto male e regala improperi a raffica ma qui ormai il mondo della stampa già ha eruttato la faccenda. Qualcuno ha ridimensionato con anche bei giudizi ma queste persone dovrebbero un po’ forse anche vergognarsi. Per salvarlo è inutile appellarsi al “gli insoddisfatti saranno quelli che si aspettavano un RE vecchia maniera” e , comunque a ragione, perché molti detrattori l’hanno fatto dicendo “Non è più quel RE vecchia maniera e quindi è una delusione” ma il problema non è lì, per niente. È un gioco mal fatto, è innegabile non c’è gusto che tenga. CAPCOM, si possono scegliere strade e cambiare differenti ma bisogna imbracciarle con convinzione e con capacità, altrimenti si fanno figure del menga.
Di RE6 posso parlare forse non con infinita cognizione di causa (non l’ho terminato, ma sono ad un buon 3/4) ma comunque un po’ sì, e (ri)affermo che è fatto proprio male a volte mi ricorda, per i suoi limiti, malintersecazioni, brutture e piaghe: Deadly Premonition, Enter the Matrix (yuk) e la sezione di guida con la moto di Shenmue. Insomma, un carosello non proprio edificante. La parte migliore resta senza dubbio quella di Leon e l’altra (che mi sono dimenticato come si chiama ma fa anche niente) almeno fino alla Cina, dove tutto casca nel mare della tristezza.
La campagna di Sherry e Jake, le “facce nuove”, inizialmente pare fresca ma poi si incastona orribilmente in una serie di cose che avrebbero fatto vergogna su di una PS2. Eppure loro ci sono, ci provano. Più di Leon e l’altra che fanno un po’ ridere. Mi dispiace ma quello non è il Leon di Re4, quello che picchiava sodo Krauser all’arma bianca, questo con il labbrone da bello da serie coreana, anche un po’ Sawyer lostiano per carità, non è lui ma un altro. Chris invece resta lì stentoreo, l’altro Ryu di Capcom e come tale insipido ma comunque iconico e dotato di una certa epicità, accompagnato da un valletto che anche se non c’era, uguale.
Chi ci prova di più, come già detto, sono Sherry e Jake che mi hanno convinto ben oltre la loro miseranda sezione di gioco. Figli con fardelli, inseguiti da un metaforico mostro invincibile (un Urdanak un po’ Edward di Burton un po’ Sloth dei Goonies) che incarna chiaramente lo spettro paterno. Entrambi azzeccatissimi negli sguardi ferite e sudore, urla pur affondando nella mestizia di bloopers, citazioni fastidiose e sezioni di gioco ridicole (guida, shooter spaziale, uno stealth da brivido) cavalcando un plot discutibile, hanno quegli occhi che convincono. Soprattutto Sherry che conserva nel suo nocciolo, per chi come me ha amato Resident Evil 2, quella vulnerabilità (anche solo richiamata) che in realtà non c’è più perché la ragazzina picchia come un fabbro ferraio, come Cammy diremmo anche se lei ha gli occhi di ghiaccio che assassinano (e infatti poi lei è).
A loro credo, loro mi sembrano sinceri, l’impianto baracconesco di Capcom invece fa acqua da ogni parte. Nel suo voler trovare il successo, guardando chiaramente in troppe direzioni per suggerimenti, finisce per sfaldarsi. Come lo studente delle medie che ha studiato poco e cerca aiuti dai vicini e poi il prof. lo piglia per l’orecchio e gli ritira il compito, un bel zero e fuori dai piedi. Ecco, uguale, Capcom è così. Ha perso il treno, ha smesso di studiare copia da Bliezinsky, da Naughty Dog ma non è loro e in realtà non li capisce nemmeno e quindi fa un pasticcio. Decide di puntare tutto sui fuochi artificiali ed escono scoregge, anche perché l’impianto tecnico sopporta bene il microscopico e nel macroscopico invece si annulla facendo abbastanza pietà.
Eppure Resident Evil: Revelations gli era uscito benissimo, Resident Evil 5 era assolutamente godibile e mi aveva fatto piacere pure Chris. La chiave è l’atomo, il semplice, il piccolo, il curato certosinamente. Non l’esagerato l’abnorme. Avessero avuto le palle scommettere su Jake e Sherry e osare un po’ di più. I due figlioli prodighi e basta, il mondo in fiamme e ci pensa la nuova generazione. Perché no, largo ai giovani. A casa anche Leon a curarsi i capelli e il labbro, Chris a farsi una pausa (se n’è poi anche fatti 3 di fila, e dai) magari sarebbe stata tutta un’altra cosa. In pausa, comunque, pure le amazzoni Jill e Claire (che non si vede da un bel po’, ma perché poi?) e devo dire che a me dispiace ma anche Sherry mi piace molto, incarna forse anche meglio di loro il sentimento femmineo di indifesa tostezza che sta alla base della serie. È un po’ meno gnocca e un po’ più Bambi ma va bene anche così. Continuo a giocare, poi magari salta fuori che mi sono sbagliato su tutto.